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Influenza: evitare l'utilizzo inappropriato degli antibiotici e favorire la somministrazione di probiotici

Dott. Carmelo Iacobello - Primario UOC Malattie Infettive Azienda Ospedaliera per l’Emergenza “Cannizzaro” - CATANIA

L’influenza costituisce un importante problema di sanità pubblica per la sua diffusibilità, contagiosità e variabilità antigenica. Non comporta solo costi diretti (sanitari), ma anche costi indiretti, quali le assenze dal lavoro, i costi per l’assistenza e la mancata produttività, che di per sé ammontano all’89% del totale. In Italia si stima che l’influenza stagionale causi ogni anno circa 8000 decessi, di cui 1000 per polmonite e influenza e altri 7000 per altre cause. L’84% dei decessi riguarda persone di età ≥ 65 anni. Considerando le annualità che si sono succedute, il periodo epidemico tende a concentrarsi tra gennaio e febbraio, raccogliendo in questi due mesi l’80% dei casi segnalati.

Ecco perché, per contenere l’epidemia stagionale, è fondamentale provvedere alla vaccinazione entro il mese di novembre e comunque non oltre i primi 15 giorni di dicembre.

Anche se l’influenza colpisce principalmente i giovani adulti, il tasso delle complicanze, le ospedalizzazioni e i decessi interessano maggiormente i soggetti anziani, i bambini di età inferiore ai 2 anni e coloro che sono portatori di patologie croniche.

Esistono 3 tipi di virus influenzali: A, B, C. Solo l’influenza di tipo A può causare pandemie.

Il virus viene trasmesso tramite goccioline di saliva starnutendo, tossendo o semplicemente parlando. La trasmissione è facilitata dal contatto stretto. È altamente contagioso e trasmissibile. I soggetti infetti sono contagiosi da pochi giorni prima fino a 5-7 giorni successivi alla comparsa dei sintomi. Il periodo di incubazione è brevissimo, calcolato in 1-3 giorni e questo favorisce anche la diffusibilità e la contagiosità della sindrome influenzale. La malattia si estende per un periodo di 3-5 giorni, senza complicazioni, e si caratterizza per un esordio improvviso con malessere generale, febbre, artromialgie, faringodinia e tosse non produttiva. Nei bambini la sindrome influenzale si presenta con febbre elevata, fenomeni secretivi maggiori alle prime vie aeree e naso, spesso complicati da otiti e croup. Non sono infrequenti i sintomi gastrointestinali, con dolori addominali e diarrea.

Vi sono poi soggetti a rischio di complicazioni in corso di influenza: fra questi alcuni individui con comorbidità preesistenti e categorie speciali:

  • patologie neurologiche o esiti di cerebrovasculopatie acute
  • asma o altre patologie croniche polmonari
  • malattie croniche del fegato
  • malattie croniche renali
  • patologie cardiache congenite o acquisite
  • diabete mellito
  • obesità severa
  • emoglobinopatie ereditarie e anemia falciforme
  • asplenia o disfunzioni spleniche
  • età superiore a 65 anni e inferiore a 2 anni
  • soggetti istituzionalizzati (anziani in RSA, detenuti, senzatetto, studenti in istituti scolastici)
  • donne gravide e puerpere

Le complicazioni dell’influenza sono molteplici e di gravità variabile, poiché dipendono dallo stato immunitario del paziente, dalle comorbidità esistenti e dalla diversa sensibilità agli agenti infettivi dei singoli soggetti. Le complicanze più temibili sono:

  • Polmoniti virali direttamente attribuibili al virus influenzale che insorgono nei primi giorni di malattia. Le sovrapposizioni batteriche, definite anche post-influenzali, complicano lo stato influenzale anche nel periodo di convalescenza
  • Sindromi neurologiche assai variabili, quali crisi epilettiche, sindrome di Giullain Barrè, encefaliti, meningiti, mieliti
  • Miocarditi e pericarditi

La terapia dell’influenza si basa sulla precocissima somministrazione di farmaci antivirali, all’esordio dei sintomi influenzali. Attualmente sono disponibili solo due farmaci efficaci contro il virus influenzale: oseltamivir capsule e zanamivir polvere per inalazione. La somministrazione degli antivirali va riservata ai soggetti a rischio, specie se hanno avuto contatti stretti con soggetti affetti da sindrome influenzale. (TAB 1)

L’influenza non risente assolutamente della terapia antibiotica che va pertanto riservata alle complicazioni batteriche polmonari che, di solito, insorgono piuttosto tardivamente rispetto al periodo di infezione virale e si caratterizzano per tosse produttiva con secrezioni giallastre o verdastre.

Nei bambini, in cui è possibile l’insorgenza di complicanze di tipo gastrointestinale, e negli adulti con sovrapposizione batterica in cui sia necessaria la somministrazione di antibiotici, sono fortemente raccomandati i probiotici, ai quali viene attribuita una funzione non solo di normalizzazione della flora microbica intestinale, ma viene anche attribuita una funzione di immunomodulazione che può essere di aiuto nell’accelerare la guarigione. Particolarmente interessanti sono quei farmaci che contengono anche i prebiotici (frutto-oligosaccaridi) i quali hanno una azione sinergica con i probiotici.

L’efficacia del vaccino è massima, nei soggetti adulti sani, nel prevenire la malattia nella misura del 70-90%, ma quello che più conta, in termini di sanità pubblica, è la prevenzione delle complicanze, la riduzione dei tempi di ospedalizzazione e della mortalità nei soggetti maggiormente a rischio. Il “fattore età” sembra essere una variabile di rischio indipendente dalle patologie croniche in atto. Uno studio osservazionale svolto in Italia su oltre 6000 casi di influenza clinica ha dimostrato che la sola età superiore a 65 anni comporta un maggiore rischio del 70% di sviluppare complicanze e una presenza di comorbidità (respiratorie, cardiache e metaboliche) addirittura fino a 2,88 volte rispetto a chi non le presenta.

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I vaccini antinfluenzali contengono solo VIRUS INATTIVATI o parti di questi, pertanto NON causano infezione da virus influenzale.

Gli effetti collaterali consistono generalmente in reazioni locali (dolore, eritema, gonfiore nel sito di iniezione) che si risolvono in pochi giorni.

Le reazioni sistemiche (malessere generale, febbre, mialgie) sono più rare e durano 1-2 giorni. Sono segnalate reazioni allergiche.

Esistono, tuttavia, ancora oggi alcune criticità nella diffusione della pratica vaccinale che meritano di essere attenzionate, per provvedere a modificarle con opportuni correttivi:

  • le zone metropolitane presentano una penetrazione vaccinale minore rispetto alle zone urbane o rurali;
  • esiste una sorta di “zoccolo duro” nella popolazione appartenente alle categorie a rischio (calcolabile tra il 30-40%) che rifiuta la vaccinazione;
  • le percentuali di vaccinazioni del personale sanitario, che dovrebbe essere maggiormente sensibile, sono inferiori agli standard di riferimento (75%);
  • l’informazione scientifica da parte delle industrie che producono i vaccini è insufficiente;
  • sussiste presso l’opinione pubblica una preoccupazione non giustificata, in quanto non supportata da nessuna evidenza scientifica, relativa alla possibilità che i vaccini favoriscano di patologie degenerative (autismo).

INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI PER LA CHEMIOPROFILASSI E IL TRATTAMENTO DELL’INFLUENZA

Considerare la chemioprofilassi nei casi in cui vi sia stato un contatto stretto con soggetti con influenza in fase acuta (operatori sanitari, persone a rischio di complicazioni, donne in gravidanza).

Non prescrivere la chemioprofilassi a soggetti sani, contatti con pazienti in fase di convalescenza, soggetti che hanno avuto un contatto potenzialmente contagioso oltre le 48 ore.

Prescrivere il trattamento antivirale a pazienti ospedalizzati con influenza complicata o confermata con indagini diagnostiche, pazienti domiciliari a rischio di complicazioni, pazienti domiciliari con forme gravi o complicate di influenza.